Vittorio Emanuele III (Napoli, 11 novembre 1869 – Alessandria d'Egitto, 28 dicembre 1947) è stato Re d'Italia dal 29 luglio 1900 al 9 maggio 1946. Fu inoltre Imperatore d'Etiopia dal 1936 al 1941 e Re d'Albania dal 1939 al 1943.
Vittorio Emanuele succedette al padre, <a href="https://it.wikiwhat.page/kavramlar/Umberto%20I%20d'Italia">Umberto I d'Italia</a>, dopo che questi fu assassinato nel 1900 dall'anarchico Gaetano Bresci. La sua ascesa al trono avvenne in un periodo di forti tensioni sociali e politiche in Italia.
Nei primi anni del suo regno, Vittorio Emanuele III si impegnò a rispettare lo <a href="https://it.wikiwhat.page/kavramlar/Statuto%20Albertino">Statuto Albertino</a>, la costituzione del Regno d'Italia. Nominò governi liberali e si mostrò attento alle esigenze del paese. Tuttavia, le sue capacità politiche erano limitate e spesso si trovò ad essere influenzato dagli eventi.
Durante la <a href="https://it.wikiwhat.page/kavramlar/Prima%20Guerra%20Mondiale">Prima Guerra Mondiale</a>, Vittorio Emanuele III svolse un ruolo simbolico, visitando le truppe al fronte e mantenendo alto il morale nazionale. Nonostante ciò, le decisioni strategiche furono prese principalmente dal governo e dai vertici militari.
La sua decisione più controversa fu, senza dubbio, la nomina di <a href="https://it.wikiwhat.page/kavramlar/Benito%20Mussolini">Benito Mussolini</a> a capo del governo nel 1922, in seguito alla Marcia su Roma. Pur avendo il potere di opporsi, Vittorio Emanuele III scelse di non farlo, aprendo la strada all'ascesa del <a href="https://it.wikiwhat.page/kavramlar/Fascismo">Fascismo</a> in Italia.
Sotto il regime fascista, il potere di Vittorio Emanuele III fu progressivamente eroso. Mussolini assunse il controllo di quasi tutti gli aspetti della vita politica e sociale italiana, relegando il re a un ruolo puramente formale. Nonostante le politiche razziali e le violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime, Vittorio Emanuele III non si oppose mai apertamente a Mussolini. Accettò anche il titolo di <a href="https://it.wikiwhat.page/kavramlar/Imperatore%20d'Etiopia">Imperatore d'Etiopia</a> dopo la conquista dell'Etiopia nel 1936 e di <a href="https://it.wikiwhat.page/kavramlar/Re%20d'Albania">Re d'Albania</a> nel 1939, azioni che minarono ulteriormente la sua credibilità.
L'entrata in guerra dell'Italia nella <a href="https://it.wikiwhat.page/kavramlar/Seconda%20Guerra%20Mondiale">Seconda Guerra Mondiale</a> al fianco della Germania nazista si rivelò disastrosa. Nel luglio 1943, in seguito allo sbarco alleato in Sicilia, Vittorio Emanuele III destituì Mussolini e lo fece arrestare. Nominò il maresciallo Pietro Badoglio a capo del governo e firmò l'armistizio con gli Alleati.
Dopo l'armistizio, l'Italia fu divisa in due: il Sud liberato dagli Alleati e il Nord occupato dai tedeschi. Vittorio Emanuele III si trasferì nel Sud Italia, ma la sua figura era ormai compromessa. Nel giugno 1944, trasferì i suoi poteri al figlio Umberto II, che divenne Luogotenente del Regno. Il 9 maggio 1946, abdicò formalmente in favore di Umberto II, nella speranza di salvare la monarchia. Tuttavia, il referendum del 2 giugno 1946 sancì la vittoria della Repubblica. Vittorio Emanuele III morì in esilio ad Alessandria d'Egitto pochi mesi dopo.
La figura di Vittorio Emanuele III è ancora oggi controversa. È criticato per il suo ruolo nell'ascesa del Fascismo e per la sua acquiescenza alle politiche del regime. Allo stesso tempo, alcuni gli riconoscono un ruolo di rappresentanza durante la Prima Guerra Mondiale e l'atto di aver destituito Mussolini nel 1943.
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